«Quando tutti erano immortali»
Ivàn Denisèvyč –
studente di facoltà di Lettere antiche dell’Università degli Studi di Padova
21.06.2021
foto: Dall’archivio di Ivàn Denisèvyč,
Ganna Aleksieieva
– Magari cominciamo dalla fine: dove sei ora, cosa stai facendo?
– Ora sto in Italia, a Pennabilli, sono arrivato da Lora GuerraLora Guerra, la moglie di Tonino Guerra (1920-2012) – un poeta, scrittore, sceneggiatore e regista italiano conosciuto in tutto il mondo. per aiutarla e anche mi sto preparando agli studi all’Università.
– Quale Università?
– Ci riflettevo tanto perché in Italia ci sono alcune Università in cui insegnano Lettere antiche in modo migliore. A Perugia, Venezia, Bologna e Padova. Poco tempo fa mi sono iscritto all’Università degli Studi di Padova.
– Perché vuoi svilupparti proprio in questa direzione?
– Per me la lingua è la chiave della saggezza. Non so come spiegarmi meglio, ma senza dubbio mi serve per arricchire la mia cultura perché quando si conoscono il greco antico e il latino si può leggere in originale per esempio Virgilio e gli altri autori importanti della letteratura europea. Si può studiare dei documenti storici. Il mio obiettivo per il futuro è leggere e tradurre dalle altre lingue i documenti che riguardano anche la storia dell’Ucraina. Perché nella nostra storia ci sono molte falsificazioni.
– So che avevi cominciato a studiare da solo alcune lingue straniere. Quali sarebbero?
– L’italiano naturalmente. Credo che sia anche il russo perché quando vengo da Lora lei mi insegna a parlare il russo in modo corretto perché provo un grande rispetto a tutte le lingue come alla sorgente di cultura. Poi certo il latino, il greco antico, ma lo conosco peggio del latino. Sono le lingue che per me sono attuali, di cui ho assoluto bisogno. Poi ho iniziato ad imparare l’arabo, l’ebreo che mi interessava molto e anche il persiano. Ma dato che per me sono più importanti il greco antico, il latino e l’italiano, gli prestavo sempre la massima attenzione.
– Immaginiamo che tu abbia già finito l’Università. Come pensi di usare la conoscenza delle lingue antiche oltre la lettura e la traduzione? Chi pensi di diventare nel futuro se hai scelto proprio questa strada?
– Certo che ci riflettevo e un giorno vorrei raggiungere il livello del professore. Ma è una prospettiva molto lontana. Vorrei insegnare perché per esempio il latino parlato nei nostri tempi è una rarità a differenza del Medioevo o l’epoca del Rinascimento. In Italia ci sono dei licei classici in cui gli studenti imparano le lingue antiche e c’è una grande differenza tra la lingua antica letteraria e quella parlata. Per questo credo che coltivare la conversazione nelle lingue antiche sia uno dei miei compiti.
– Si considera che il latino e il greco antico siano le lingue morte, non le parla nessuno.
– Certo, perché per esempio la Grecia Antica e quella di oggi sono ben diverse. Ho conosciuto qualche greco qua in Italia quando studiavo all’Accademia Vivarium Novum a FrascatiL'Accademia Vivarium Novum è un'istituzione educativa volta allo studio, all'insegnamento e alla promozione delle lingue classiche. È uno dei centri di studio, conosciuti anche all'estero, in cui si comunica di solito in latino o, occasionalmente, in greco antico.. Mi hanno detto che sul monte Athos si parla la lingua dei Vangeli. Per me Athos è uno di quei posti che vorrei sicuramente visitare e anzi viverci per qualche periodo. Per me sarebbe molto importante parlare con i monaci proprio il greco antico. Prima di tutto perché cerco di vivere nel sistema dei valori cristiani. Vorrei anche andare nell’Italia Meridionale, in Calabria dove si può incontrare dei greci.
– Come ho capito hai inclinazione per la cultura classica e non per quella contemporanea?
– Assolutamente. Ho ricevuto anche un complimento che ho “clausa forma mentis” come all’epoca del Medioevo. Ti racconto un po’: quando ho studiato all’Accademia di Urbino abbiamo imparato diversi scrittori e filisofi. In quel periodo abbiamo letto qualche frammento dall’opera di Lucrezio “De rerum natura” (”Sulla natura”). Durante una lezione abbiamo discusso una citazione di Lucrezio in cui si tratta in generale che il corpo e l’anima spariscono dopo la morte dell’uomo. Cioè la vita dopo la morte non esiste. In quei tempi ho studiato parallelamente i Vangeli e “La Divina Commedia” di Dante. Ho reagito spontaneamente con la citazione di Dante in cui Virgilio dice che epicurei (Lucrezio era epicureo) assieme al suo capo troveranno la loro morte al cimitero dell’Inferno. È stato uno scherzo da parte mia dopo di che ho ottenuto tale caratteristica. Si era detto nel senso che sto vivendo nel mondo di antichi valori e non posso aprirsi a quello che sta succedendo nel nostro mondo. Sento un rapporto con i tempi passati, mi piace antichità perché... non so, ci si trovano le cose profonde. Le sento ma è difficile spiegarlo, è come parlare del Dio.
– Ti capisco. Non senti la contraddizione interna per questa tua scelta?
– È difficile trovare le persone con cui posso dividere tali valori. Ma quando mi chiedono che cosa mi stimola rispondo sempre che è l’amore. L’amore per l’antichità. O ce l’hai dentro o no. È come l’amore per la patria, per la patria del mondo contemporaneo. Come l’amore per i genitori. Questo educa anche la società. Anche tramite le cose semplici: io per esempio sono cresciuto in un appartamento tipico, in una “scatola” di pareti di un palazzo di 12 piani. E questo o ti chiude per tutta la tua vita o ne esci come è successo con me. E ho visto proprio in Italia che ci sono le persone che crescono nelle città e paesi antichi. Perché per esempio Pennabilli è un paesino molto piccolo, ma ha conservato lo spirito del Medioevo. E tu stai cambiando per forza. È molto essenziale. Questa sensazione nasce dentro di noi in modo inconscio. Ed è legato direttamente all’antichità che a sua volta è legata alle semplici cose umane.
– Sei nato a Kyiv?
– Si.
– Quanti ne hai oggi?
– 25.
– Se abbiamo già toccato il tema delle radici, raccontami un po’ di più di dove sei, della tua famiglia.
– Sono nato in una famiglia meravigliosa. Sono fortunato di avere tali papà e mamma. E parlando di nuovo dei valori umani che sono i più importanti nella nostra vita, che fanno di noi le persone, posso dire che i miei genitori mi hanno indicato la strada che porta a diventare una persona. È la cosa più importante che vorrei dire. Perché quello che mi avevano imparato mi ha trasformato per sempre, mi trasforma ora e mi trasformerà in futuro, ne sono sicuro. Malgrado i miei genitori siano artisti ho deciso di imparare le lingue. Tuttavia ho finito la scuola d’arte e il mio papà sperava che io proseguissi avanti, ci metteva tanto volendo vedermi un artista nel futuro.
– Ti piaceva studiare l’arte?
– In quei tempi ero molto irresponsabile perché ero piccolo. E quando sei piccolo in ogni caso è meglio che in un certo senso ti dirigono i genitori. E solo quando capisci cosa ti piace veramente e cosa no, dentro di te comincia a svilupparsi la persona. Ed ora decido io che cosa mi serve. È certo che più presto succede meglio è.
– Quando è successo con te?
– Magari quando sono arrivato in Italia.
– Parliamo ancora un po’ del tempo dei tuoi studi. Hai studiato alla Scuola Statale di Belle ArtiLa Scuola Statale di Belle Arti di T. Ševčenko – l’unica scuola Accademica di Belle Arti in Ucraina.?
– Sì.
– Hai studiato ancora in qualche posto?
– Sì, ho studiato a scuola di I.P.Stanko. Imparavo l’intaglio in legno.
– Ti è servita poi questa esperienza?
– Per me tutto quello che una volta imparavo arricchiva prima di tutto la mia personalità e la cultura interna. Mi ha aiutato dopo a scegliere quello che sto facendo ora. Perché quando stai disegnando un calco in gesso o stai studiando la pittura e la scultura classica i tuoi modelli sono sempre le opere dell’antichità e degli artisti classici. Senza dubbi ti influenza, influenza al tuo gusto, a tutto. Me ne sono accorto dopo. Per questo sono molto contento che ho studiato l’arte perché ha determinato il mio amore per l’antichità.
– C’è forse qualche ricordo d’infanzia a cui pensi come al più felice e importante per te?
– È difficile dire perché un solo momento non c’è. Perché la vita stessa mi imparava a tendere alla felicità. Dei momenti felici ce n’erano tanti. La mia felicità principale sono i miei parenti. Non è un affetto semplice verso la famiglia. Vivo in Italia da solo da sei anni. C’è la differenza tra l’affetto e l’amore. Può darsi non sia proprio un ricordo ma ecco cosa mi è venuto in mente: ogni volta quando venivo da mio nonno lui mi diceva: “Io credo in te!” Ed era quello che mi ispirava, mi supportava e mi formava. Così dicevano anche i miei genitori. E allora capivo: “Sì, sono capace!” Questi momenti erano molto importanti per me in infanzia.
– Come sei capitato in Italia? Racconta questa storia.
– A 15 anni come dicevo già prima ero un ragazzino poco organizzato. Un giorno ho cominciato a fare il cartone animato e non l’ho finito. La nostra vicina di casa che aveva una Galleria d’arte ci ha detto che ci sarebbe stata una mostra delle opere di Tonino Guerra ed erano organizzato anche un concorso che si chiamava “In infanzia eravamo immortali” (una citazione di Tonino Guerra). Il vincitore del concorso otteneva un premio: il viaggio a casa di Lora e Tonino Guerra a Pennabilli. Allora mi sono ricordato del mio cartone animato incompiuto...
– Facevi video o disegni?
– Si chiama “stop motion”La tecnica passo uno, chiamata anche ripresa a passo uno o animazione a passo uno è una tecnica di ripresa cinematografica e di animazione.. L’ho finito ma non ci pensavo neanche perché avevo dei dubbi in me stesso e per questo il mio cartone non aveva per me un’importanza particolare. Però era bello. Improvvisamente ho vinto quel concorso e il viaggio in Italia. Ci sono venuto con la mia famiglia: la mia mamma, il mio fratello minore e il mio papà. Così ci siamo conosciuti con Lora ed è cominciata la mia storia.
– Racconta un po’ di Lora.
– Di Lora si può raccontare molto. Mi considero il suo amico, almeno cerco di comportarsi così e posso dire che lei è una persona complicata perché le grandi persone sono sempre complicate. E Lora Guerra è una dei titani, intellettuali del nostro mondo, che appartiene a quei tempi che sono quasi passati. Erano i tempi di persone che possedevano dei grandi valori. Mi rendo conto che sono le frasi comuni però non riesco ad esprimerlo in un altro modo.
– Quando siete arrivati in Italia per la prima volta eravate ospiti di Lora?
– Sì.
– E quell’idea che vieni in Italia a studiare è nata proprio in quei giorni?
– No, durante il nostro secondo soggiorno nell’anno successivo quando ci siamo arrivati con la grande diaspora ucraina. Siamo venuti nei giorni del festeggiamento del compleanno di Tonino che è il 16 marzo. Allora ho visto Urbino perché andavamo per le diverse città facendo i concerti. Questa città mi ha colpito tanto e dopo aver sentito che ad Urbino c’è l’Accademia di Belle Arti ho capito che voglio studiarci. Visto che Urbino e Pennabilli dividono solo 40 km potevo anche andare a trovare Lora. Pensavo che siccome Urbino fosse la città di Raffaello Sanzio io avrei studiato l’arte classica.
– Come ti preparavi agli esami d’ammissione?
– Prima di tutto ho iniziato a studiare l’italiano. All’inizio da solo con un vecchio manuale e poi ci siamo incontrati con te. E proprio con te ho cominciato a parlare in italiano. Per me è stato un momento quando all’improvviso ho capito: accidenti! Riesco a parlare una lingua straniera! Non me lo aspettavo. Dopo di che sono venuto in Italia. Ho fatto gli esami senza troppa difficoltà perché in primo luogo mi ha aiutato molto Lora e in secondo disegnavo abbastanza bene. In seguito ho scoperto che il disegno e la pittura classici non li conosceva nessuno. Significa che in Ucraina ho ottenuto una buona scuola.
– Speravi di migliorare il tuo livello e proseguire nell’arte classica però si è rivelato che tu possedevi molto più alta professionalità degli altri?
– Proprio così. Bisogna descrivere un po’ l’Accademia. Si sa che nel momento attuale tutte le istituzioni didattiche europee seguono la moda dell’arte moderna e contemporanea. Mi sono iscritto alla facoltà di Pittura benché col tempo abbia capito che la facoltà di Grafica è molto più forte, ma era già tardi. Studiando mi sono reso conto che la scuola classica era quasi distrutta. All’inizio mi preoccupavo tanto ma poi ho visto quanto il mio professore che doveva conoscere più di me non possedeva le conoscenze accademiche. Non aveva affatto la profondità del pensiero. Ma devo dire che l’Accademia di Belle Arti di Urbino è una delle migliori in tutta l’Italia, al livello di quelle di Milano e di Venezia. Ciononostante facendo passo dopo passo mi accorgevo che non c’è nessun rispetto nei confronti dei maestri classici. Per me è assolutamente impossibile paragonare le opere d’arte contemporanea con, per esempio, “Gioconda” di Leonardo. Ma per loro hanno la stessa importanza. Avevamo una disciplina del maestro Luigi Carbone che è un artista abbastanza famoso in Italia. Abbiamo esaminato le opere degli artisti a partire dagli anni 90 del secolo scorso. A dir la verità mi chiedevo come ad una persona: ti piace veramente vedere tutto questo? O mi sembra, o è la verità: quanto c’è in questa arte... diciamo “il degrado”. Non in tutta certo, ma la maggioranza è schiacciante. E sono gli artisti famosissimi! Il problema è che la scuola classica dell’arte è perduta in Europa. Eppure era nata proprio qui! E l’Accademia principale in cui la scuola classica è ancora conservata si trova a San Pietroburgo in Russia. È ridicolo ma è così. Riflettevo come mai è successo? È l’Europa! Per questo i miei studi all’Accademia di Belle Arti ad Urbino mi hanno permesso di capire in quale società sto vivendo. La gente perde le sue radici il che influenza anche alla lingua come dicono gli italiani che mi circondano. Cerco di stare nell’ambito delle persone educate, degli intellettuali. Ma la stessa cosa sta succedendo ora in tutto il mondo.
– Ho capito bene che tu non hai finito l’Accademia?
– Esatto, non l’ho finita. Ci avevo studiato per tre anni e poi ho smesso. Dovevo capire cosa ci facevo. Nonostante che mi abbiano detto molti che dovevo finire i miei studi. Ma quando mi chiedevo se facevo in modo giusto, mi ricordavo sempre il custode alla pensione dove abitavo. Era un tipico comunista italiano. Di tanto in tanto avevamo chiaccherato. Un giorno ho scoperto che lui ha finito proprio questa Accademia molti anni fa. E lui mi diceva sempre: “Ti auguro il successo perché non tutti possono farsi avanti”. Per questo ci sono molti motivi per cui ho smesso di studiare. Mi chiedevo se voglio veramente metterci tanto negli studi, spendere il mio tempo quando posso fare quello che mi piace davvero. Perché proprio studiando all’Accademia ho capito che vorrei occuparmi dell’antichità, delle scienze umanistiche come le avevano capito all’epoca del Rinascimento. Mi attirava tutto quello che studiavano gli umanisti: la storia, la storia d’arte, la filosofia, il latino e il greco antico. E ho capito che ho bisogno di studiare proprio questo. Perché voglio sapere da dove veniamo se ci consideriamo gli europei. Per questo motivo imparare le lingue e la cultura antica è stato per me naturale.
– Per finire di parlare dell’Accademia, dimmi che cosa ti ha dato?
– Come tutte le cose che non sempre ci portano un piacere gli anni passati all’Accademia mi hanno mostrato dove devo proseguire. Se non fosse stata l’Accademia non avrei capito quello che voglio in realtà. Mi ha dato molto e la cosa che è più importante mi ha regalato un amico che avevo conosciuto nei primi giorni del mio arrivo in Italia. Gli voglio bene come a mio fratello e lo considero un membro della mia famiglia. Si chiama Franco Zambon.
– Volevo ancora chiederti dei primi giorni in Italia. Sicuramente provavi qualche difficoltà, cosa ti mancava?
– Avevo tanta nostalgia dell’Ucraina benché io consideri l’Italia la mia seconda patria. Mi mancava tanto e manca finora la mia famiglia. Ma sono dei nostri deboli umani perché non sono solo. La vita insegna che prima o poi si deve arrivare al Dio. E quando sei con Lui tutto va in meglio.
– Credi che qualsiasi cosa affronti, ti fa crescere anche se sono le difficoltà ed i problemi?
– Esatto. Se parliamo della filosofia pagana appartengo mentalmente allo stoicismo. Oppure possiamo ricordare anche gli asceti cristiani che dicevano che il Dio ci dà le difficoltà per purificarci. Per questo mi sono molto vicini. Le difficoltà ti aiutano a far crescere in te Uomo. Perché secondo me Cristo è venuto a dirci: “Siate gli uomini”. E come si è rivelato non è una cosa semplice.
– Ti sei rivolto al Cristianesimo da solo se non mi sbaglio? Lo so che avevi diversi periodi nella vita. Un tempo eri appassionato del buddismo, della cultura asiatica...
– Sì, da solo. Cercavo di capire chi sono, dove vado, cosa voglio finalmente dalla mia propria vita. Era faticoso, ma notavo anche dei segni. Perché quando non ti senti turbato da niente vivere è molto facile. Però quando senti le contraddizioni interne, quando comprendi che stai soffrendo questo ti dà la motivazione di andare verso il Dio. È nato dentro il mio cuore.
– Esistono anche le persone che non provano la necessità di credere, appoggiano su loro stesse e basta. Che cosa ne pensi?
– Stiamo affrontando la domanda molto sensibile per me. Ti faccio un esempio: il mio amico Franco non crede in Dio, non divide i miei valori ciononostante lui mi sia molto vicino. Cerco sempre di vedere la persona. Intorno a noi ci sono tante persone che hanno perduto quella capacità di credere. “Diliges proximum tuum sicut te ipsum” (“Ama il prossimo tuo come te stesso”) perciò per me questo problema è risolto. Unica cosa che devo dire: non provo nessun rispetto per quelli che vanno contro qualsiasi morale. Con loro non ho niente in comune.
– Si capisce. Ma tu hai smesso completamente di dipingere? Magari hai qualche interesse nuovo?
– Non c’è tempo. Avrei dipinto con piacere e anche mi sarei occupato della musica. A proposito qui in Italia ho imparato a suonare il tamburaIl tambura o tampura è uno strumento musicale della tradizione indiana. La sua forma assomiglia a quella di un liuto dal collo allungato ed è uno strumento a corde. ma ora le mie preferenze sono altre. In futuro spero di trovare il tempo per tutto. Non mi piace la parola “hobby” piuttosto è quello che so fare e che mi porta il piacere.
– E lo sport, lo pratichi ancora?
– Lo sport sì. È molto importante per me. Lo sport mi armonizza ed è necessario per la salute. Mi fa più forte non solo fisicamente. Potrebbe suonare in modo banale ma credo che “mens sana in corpore sano” (“la mente sana in corpo sano”). E poi è ancora una cosa che mi piace. Mi alleno secondo il mio programma personale che ho fatto da solo. Sono gli esercizi semplici per mantenere il mio corpo in forma.
– Se qualche giovane volesse fare la tua strada cioè trasferirsi in un paese sconosciuto, trovarsi praticamente nella solitudine, raggiungere il suo obiettivo superando molti ostacoli, cosa gli potresti consigliare?
– Posso parlare solo da parte dell’uomo e consigliare agli uomini. Mettere e raggiungere i suoi obiettivi. Ma a dir la verità il mio consiglio principale è credere. Intendo dire non in sé ma in Dio prima di tutto. Lo so di cosa sto parlando perché avevo troppe difficoltà e ne avrò ancora molte. E se non avessi fede chissà come andrebbe la mia vita. Magari in direzione diversa. Ne sono sicuro. Però è solo la mia esperienza personale. Può darsi servirà a qualcuno. Ancora voglio dire che bisogna essere grato sempre e per tutto. Solo allora apprezziamo ogni momento della nostra vita perché non sappiamo cosa sarà domani.
– Non pensavi mai alla tua storia come al vero miracolo?
– Assolutamente sì. Non potevo neanche immaginare che vivrò e studierò in Italia, che parlerò l’italiano in tal modo che nessuno mi crederà che sono dall’Ucraina, che conoscerò Lora Guerra che è una persona grandiosa per me... E il mio miracolo continua. Ci metto tanto per farlo continuare.
– Quali mestieri hai acquisito in Italia? Perché come si capisce la vita richiede i mezzi di sussistenza.
– Ho lavorato come il barista, ora per esempio sto lavorando e imparando l’arte di pizzaiolo in un migliore ristorante di Pennabilli. Ho lavorato anche come il cameriere, aiutavo a trasportare diverse cose, facevo dei restauri (la scuola di ritaglio mi era molto utile) ma non avendo il certificato non potevo svolgere questa attività in modo regolare. Cioè voglio dire che mi andava bene qualsiasi lavoro purché mi permetesse di fare le cose necessarie per me.
– In generale ti consideri la persona felice?
– Sì, completamente. Anche perché mi rendo conto quante persone stanno soffrendo in questo momento. Non sono le parole vuote per me. Lo sento quando sto riflettendo sulla mia fortuna.
– Ti auguro un gran successo negli studi e sono molto fiera di te.
– Ti ringrazio sinceramente e spero che non ti abbia lasciato delusa.
– No, affatto. Credo che tra una decina d’anni molte cose cambieranno e allora ci incontreremo ancora una volta.